Romanzi Brevissimi d'Autore
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LILIANA
LILIANA
Una strisciolina di sugo come un rigagnolo scivolava dall’angolo sinistro della bocca semiaperta, tirò fuori la lingua grossa e lunga per asciugare con un movimento lento e saporoso quel rosso della salsa che gli colorava e imbrattava di lucido la densa massa dei baffi folti e ispidi. Il boccone successivo, la forchetta traboccante di scampoli di pasta grondante olio, gli si gonfiò dentro fino a tendere le guance, mentre ingurgitava succhiandolo un bicchiere di vino rosso a mescolare quell’intriso bolo di sapori sminuzzati. I capelli grigi lunghi crespi bagnati lasciavano colare acqua sulla tovaglia e sul pavimento di mattonelle scheggiate, che i piedi larghi e grossi, accaldati e arrossati, cercavano per tastarne il fresco. Un sudore copioso e acido dalla faccia quadrata scendeva sul collo segnato da fitte rughe come solchi, sul petto largo coperto di peli scuri arricciati, sotto le ascelle giù a rivoli sui fianchi; con entrambe le mani in un gesto meccanico cercò di asciugarlo nel tentativo di attenuare quell’umido solletico che gli stuzzicava il corpo; prese il tovagliolo e cominciando dalla fronte lo intrise sulla faccia sui capelli giù sulla nuca il collo il petto la pancia la schiena tra le gambe, arrestandosi solo ai polpacci, non consentendogli la sua mole di piegarsi fino a terra.
Un denso fumo proveniva dal forno di mattoni, si alzò per scostare la pesante chiusura metallica: l’animale fatto a pezzi aveva rilasciato tutto il suo grasso ricoprendosi di una crosta croccante, bruciante. Ne afferrò tre quattro pezzi masticandoli avidamente in piedi e andando a cercare l’alito di una brezza in quell’aria densa e pesante, mentre le ossa di ciò che restava, buttate nell’erba incolta, furono in un attimo avvolte da una fitta massa di formiche nere.
Tornato a sedere sulla panca di maiolica bianca, allargò le gambe e, messo il cocomero tra le cosce, col coltello appena affilato, vi incise un taglio profondo fino a toccare con la punta la piastrella; appoggiò il coltello luccicante sulla tavola e spaccò con le mani quella rotonda perfezione sugosa.
Pezzo dopo pezzo mangiò e bevve tutto, i semi neri lasciati cadere sul piatto ancora rosso di sugo.
Accese una sigaretta.
Nel breve volgere di quindici minuti, Liliana si era innamorata.