Oscar Wilde Teleny
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«Dalla prima volta che lo vidi sentii che poteva immergersi profondamente nel mio cuore e, ogni volta che mi guardava sentivo tutto il sangue ribollirmi nelle vene».
Così comincia la magnetica attrazione sensuale e mistica tra Camille Des Grieux e René Teleny, il loro amore folle che spinge al crimine, l’ardore della carne che, rispondendo al richiamo della «forza della natura», spinge sentimento e sensi alla concupiscenza oltre qualsiasi morale e pregiudizio, invitando al peccato – poiché il «peccato è l’unica cosa per cui valga la pena vivere» –, in una storia passionale d’amore proibito e tossico, dove il tradimento si allea con l’estasi, l’orgasmo con la preghiera, lo stupro con l’innocenza.
Teleny, pur iscrivendosi nel ricco filone della letteratura porno-erotica, offre lo specchio magnifico e sordido del desiderio in tutte le sue sfumature, dai bassifondi dei bordelli fetidi e sifilitici, ai simposi orgiastici nei sotterranei mondi delle cerchie omosessuali, fino alle divine ed estetizzanti passioni dai tratti dichiaratamente huysmaniani, in una narrazione in cui i dettagli carnali non solo puntellano la vicenda ma ne diventano elementi costitutivi, e dove al lettore sembrerà di leggere il rovescio della medaglia di Dorian Gray, seguendolo in una «di quelle sue misteriose e prolungate assenze che facevano nascere tante strane congetture» e che si riveleranno essere la fonte, dietro il suo eternamente giovanile aspetto, delle orribili fattezze che si dipingeranno nel suo sordido ritratto.
Tradotto qui per la prima volta in versione integrale a partire dalla prima edizione inglese del 1893, Teleny viene accompagnato dall’assolutamente inedito Des Grieux – Preludio a “Teleny”, scritto dalla stessa mano e presumibilmente pubblicato dallo stesso editore nel 1899, oltreché da un apparato iconografico che, nella linea sinuosa e danzante, ne restituisce tutta la sua carica erotica.
- Pagine
- 248
- Formato
- 13 x 23
- Rilegatura
- Filo refe rosso
- Illustrazioni
- B/N
- Lavorazioni speciali
- Fustella
- ISBN
- 978-88-945566-6-7
- Collana
- Rosa
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Recensioni
Bisogna solo farlo lavorare, il corpo? Impiegarlo a produrre? Se quello era l’imperativo economico nel mondo storico in cui “Teleny” nasce, un mondo che ha visto l’ascesa del capitalismo più sfrenato, è anche vero che ormai sono giunte alla crisi certe idee di sviluppo, e con esse l’utopia delle magnifiche sorti e progressive del secolo vittoriano. Non si può più, malgrado la severità delle leggi e delle proibizioni, scoraggiare del tutto chi la propria esistenza voglia dedicarla al piacere, piuttosto che al profitto. E questo ci racconta “Teleny”, un nuovo spirito d’amore. Qui l’anima si esprime nel tono kitsch tardo vittoriano, che per cattivo gusto e pacchianeria rimarrà insuperato nei secoli e nei secoli.
Nadia Fusini in “Wilde erotico” – Robinson di Repubblica del 19/03/2022
Impossibile pensare di essere creature solamente impegnate col mondo materiale, il mondo del fasto e dell’accumulazione di ricchezza, né possiamo pensare di vivere di solo spirito, di sentimenti che non trovano uno sbocco tangibile, come vorrebbe la religione, il moralismo, la tradizione. La storia di Teleny e Des Grieux, anzi, è uno stimolo a una vita filosofica che sappia posizionarsi nel mezzo tra i due estremi; ma il finale dell’opera è anche un monito, un caveat, a quanto tale equilibrio sia difficile da raggiungere e ancor più da mantenere. Sebbene sia l’unico ideale a cui tendere, per essere realmente felici.
Marta Olivi in Critica Letteraria 03.03.2022
Il senso della vita per Teleny allora non è, allora, quel mero guadagno, ma il sentimento del corpo, l’idillio del momento, la sperimentazione di qualsiasi senso. Così questo romanzo tanto sfacciato, pregno di sfumature e di erotica filosofia, è un atto di ribellione contro l’ossessione per i beni materiali.
Silvia Argento in Frammenti Rivista, 19.05.2022
L'autore
Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde (1854 – 1900), autore del celeberrimo Ritratto di Dorian Gray e arbitro dell’eleganza del Moderno, è il dandy par excellence. «Il suo nome evocava alla mente del pubblico un’idea vaga di sfumature delicate, di vita illeggiadrita di fiori: il culto del girasole, il suo fiore prediletto, si propagò fra gli oziosi ed il popolo minuto udì narrare del suo famoso bastone d’avorio candido luccicante di turchesi e della acconciatura neroniana dei suoi capelli» (James Joyce). Conosciuto per il suo spirito cristallino e cinico, per la brillante conversazione, così come per le poesie e opere teatrali, vide la propria popolarità declinare in seguito al processo e alla condanna per «sodomia e pubblica indecenza» nel 1895. «Nominare Wilde vuol dire nominare un dandy che fu anche un poeta, evocare l’immagine di un gentiluomo dedito al povero proposito di stupire con cravatte e metafore. Significa inoltre evocare la nozione dell’arte come gioco eletto e segreto, e del poeta come laborioso monstrorum artifex. Significa evocare lo stanco crepuscolo del XIX secolo e quell’oppressiva pompa di serra o di ballo mascherato. Il nome di Oscar Wilde è legato alle Città della Pianura; la sua gloria, alla condanna e alla prigione. Tuttavia, il sapore fondamentale della sua opera è la felicità. Wilde è di quei fortunati che possono fare a meno dell’approvazione della critica e anche, a volte, di quella del lettore, poiché il piacere che ci offre la sua compagnia è irresistibile e costante» (J. L. Borges).